Dipinto in bianco e nero di un drgo tra le nuvole

Le 8 creature fantastiche più diffuse nell’iconografia giapponese

Oltre agli animali più o meno reali di cui parliamo in un altro articolo, il folklore e l’iconografia giapponese sono pieni di creature che non esistono in natura.

Con questa breve guida cercheremo di aiutarti a interpretare meglio i simboli che trovi in templi, santuari e decorazioni.

Drago – Ryu 龍

Il drago è l’animale-simbolo più potente.

In Giappone, di solito combina le caratteristiche di vari animali: corpo di serpente, scaglie di pesce e artigli di aquila. In testa ha solitamente dei piccoli corni, mentre gli occhi sono sormontati da folte sopracciglia.

In Cine e Giappone, il drago è una creatura associata all’acqua, quindi i draghi erano riveriti come divinità che potevano portare la pioggia e prevenire le inondazioni, ma erano anche talismani contro gli incendi (calamità molto temute in Giappone, dove gli edifici erano di legno e carta).

È simbolo del potere imperiale e guardiano della direzione est.

Anche se è una figura che esiste nel folklore cinese da prima dell’avvento del buddhismo, con l’introduzione di questa religione il drago ha assunto anche il ruolo di protettore del Buddha e della legge buddhista. Per questo lo si trova dipinto nei templi zen.

È spesso rappresentato con una sfera sotto il mento che rappresenta il tuono.

A differenza del drago occidentale, quello orientale è sì una creatura potente e che incute timore, ma di solito è benevola e porta fortuna.

È spesso rappresentato insieme alla fenice, con cui ha un rapporto sia conflittuale che di equilibrio, come yin e yang.

Un drago verde e blu sulla facciata di un tempio vermiglio
Un drago sulla facciata di un santuario

Kappa 河童

Il kappa è un kami (spirito shintoista) che vive negli specchi d’acqua e nei fiumi. Di solito sono rappresentati come creature verdi con un corpo umanoide delle dimensioni di un bambino, mani e piedi palmati, una bocca simile a un becco e un guscio simile a quello di una tartaruga sulla schiena. Sulla testa hanno una specie di tonsura con al centro una cavità che si riempie d’acqua. Senza quest’acqua, il kappa diventa molto più debole. Per questo, un modo per sconfiggerli è sfruttare la loro estrema educazione: se si fa un inchino, il kappa risponderà inchinandosi a sua volta e verserà l’acqua che ha sul capo.

Si dice anche che vadano ghiotti di cetrioli: per questo il sushi di cetrioli si chiama kappamaki (involtino del kappa).

Se non sono trattati con rispetto, possono diventare ostili e pericolosi e far affogare le loro vittime. Il loro ruolo nel folklore era proprio spaventare i bambini per evitare che si avvicinassero troppo ai corsi d’acqua e affogassero.

Uno dei posti più famosi legato ai kappa è il Kappadera (tempio dei kappa), un tempio situato vicino a Kappabashi-dori, a Tokyo. Qui le statue di kappa dominano la scena, e il classico dono votivo è il cetriolo. Il nome Kappabashi-dori in verità non si riferisce a queste creature, ma alla parola per “impermeabile”, ma il fraintendimento ormai è molto radicato.

La patria dei kappa è però Tono, un paese nella prefettura di Iwate, nel nord-est, famoso per le leggende.

Una statua di una coppia di kappa con due bambini
Una famiglia di kappa in un tempio di Kitakyushu

Fenice – Hō-ō 鳳凰

La fenice, in Giappone, è un animale diverso da quello che conosciamo in Occidente.

È un’altra creatura “composita”, dall’aspetto variabile in base alle raffigurazioni. Spesso ha il becco da uccello, il collo da serpente, la schiena simile a una tartaruga e la coda di un pesce o dotata di lunghe piume eleganti simili a quelle di un pavone. È uno dei simboli della casa imperiale, in particolare dell’imperatrice.

Rappresenta il fuoco, il sole, la giustizia, l’obbedienza e la fedeltà.

È un animale che compare molto raramente, di solito solo all’inizio di una nuova era (ad esempio la nascita di un sovrano virtuoso) e solo in tempi di pace e prosperità.

Si dice che nidifichi negli alberi di Paulownia.

La fenice è spesso rappresentata con il drago, sia in contrapposizione violenta che in armoniosa convivenza. 

Una fenice dorata sul tetto innevato del Padiglione d'oro
La fenice sul tetto del Kinkakuji

Kirin 麒麟

La kirin ha il corpo di un daino, la coda di un bue, gli zoccoli di un cavallo, il corpo ricoperto di scaglie come un pesce e uno o più corni. In alcuni casi, il volto può ricordare quello di un drago ed è spesso avvolto da una criniera di fiamme. Si dice che compaia prima della nascita o della morte di una persona saggia e importante.

Forse hai già visto questo animale: la sua raffigurazione più famosa in Occidente è infatti quella sulle bottiglie dell’omonima birra.

È una creatura profondamente benevola e miracolosa e, come altri animali, può vivere fino a 1.000 anni.
La parola “kirinsignifica anche “giraffa”. Infatti, quando nel 15º secolo gli esploratori cinesi tornarono dall’Africa, portarono delle giraffe che l’imperatore scambiò per le creature mitologiche. Questa confusione si è preservata in giapponese.

Un uomo con una veste verde e rossa cavalca una kirin blu e bianca con un unicorno dorato
Una kirin al Toshogu di Nikko

Tengu 天狗

I tengu sono delle specie di goblin che vivono sulle montagne e nei boschi.

Ne esistono due versioni principali: i karasu tengu (烏天狗, tengu corvini) che hanno la testa e il becco da uccello, e i konoha tengu (木ノ葉天狗, tengu delle foglie) o yamabushi tengu, che hanno il corpo umano ma con ali e naso lungo (e spesso la faccia rossa). Il nome yamabushi è un riferimento agli asceti dello shugendo, a cui i tengu sono spesso associati. Per questo non è raro vederli rappresentati con i vestiti e gli accessori tipici di questi asceti.

In generale sono esseri mutaforma che si possono teletrasportare e comparire nei sogni.

Inizialmente sono figure nemiche del buddhismo che incendiano i templi e ingannano i sacerdoti, ma col passare dei secoli diventano addirittura guardiani dei templi.

Sono i protettori delle arti marziali. Si dice che il famoso guerriero Minamoto no Yoshitsune, vissuto nel 12º secolo, si fosse addestrato con il re dei tengu vicino a Kyoto.

Una grande scultura della faccia rossa di un tengu con il naso che si protende verso chi osserva
La faccia di un tengu

Shishi 獅子 – Komainu 狛犬

Andando in Giappone è impossibile non imbattersi in queste figure: sono infatti le coppie di animali simili a cani o leoni che fanno la guardia a templi e santuari.

Anche se la distinzione si è persa nel tempo, queste figure erano originariamente divise in komainu (狛犬, “cane coreano”)  e karashishi (唐獅子, “leone cinese”) o solo shishi.

Un tempo a sinistra c’era lo shishi, simile a un leone e con la bocca aperta, mentre a destra c’era il komainu, simile a un cane, con la bocca chiusa e spesso dotato di un corno. Nel tempo le due figure si sono fuse e sono diventate indistinguibili, se non per la bocca aperta o chiusa (che rappresenta l’inizio e la fine, la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto).
Lo shishi è anche il protagonista delle danze shishi-mai che di solito si tengono nei matsuri e che a noi potrebbe sembrare un po’ un drago. Di solito una persona tiene e manovra la testa, mentre le altre, sotto un telo, rappresentano il corpo.

uno shishi di pietra con una folta coda, una criniera riccia e un piccolo sotto il mento
Uno shishi a guardia di un santuario shintoista

Baku 獏

Il baku, come la kirin, è un’altra chimera, che si dice sia stata composta coi pezzi rimasti dalla creazione degli altri animali. Ha la proboscide e le zanne dell’elefante, gli occhi del rinoceronte, la coda della mucca, le zampe della tigre e il corpo di un orso.

La sua dieta consiste di incubi, per questo era molto importante nella tradizione del primo sogno dell’anno (hatsuyume). La prima notte dell’anno bisognava infatti garantirsi dei sogni benauguranti per l’anno a venire. Per questo nel periodo Edo si usava mettere sotto la testa un’immagine delle sette divinità della fortuna, sulla cui vela campeggiava l’immagine del baku o l’ideogramma del suo nome.

Il baku, insieme ai shishi e ai draghi, adorna spesso i templi e i santuari, offrendo protezione dagli spiriti malvagi.

la scultura lignea di un baku, con zanne e proboscide, su un capitello
Un baku (a sinistra) decora la colonna di un santuario

Shachihoko (o Shachi) 鯱

Questa creatura mitologica con il corpo da carpa e la testa da tigre decora di solito il colmo dei tetti di templi e castelli. Si dice infatti che lo shachihoko porti la pioggia e che possa ingoiare e trattenere enormi quantità d’acqua. Per questo veniva usato per proteggere gli edifici dagli incendi.

I tetti curvilinei di un castello con, sul colmo, una coppia di shachi con la pinna caudale rivolta verso l'alto
Gli shachi sul colmo del tetto del castello di Matsue

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