Le religioni in Giappone

La religione e le feste giapponesi esercitano un grande fascino su chi visita il Sol Levante, e una tappa a qualche tempio è d’obbligo, durante un viaggio. Ma con tante correnti e mescolanze è facile perdere la bussola. Con questo articolo proverò a fornirti una panoramica per aiutarti a districarti tra sutra e torii.

Partiamo dalle basi: le due religioni principali del Giappone sono il buddhismo e lo shintoismo. Nonostante il Paese del Sol Levante sia uno stato laico in cui la maggioranza della popolazione (82 milioni di abitanti, secondo le statistiche del 2011) si dichiara non credente, le ricorrenze religiose sono largamente celebrate anche dagli atei, in quanto considerate un evento comunitario.

In ogni caso, occorre essere molto delicati quando si parla di religione con i giapponesi: al contrario di quanto succede per le grandi religioni monoteiste, che vivono la spiritualità come qualcosa da ostentare e professare pubblicamente, in Giappone la religione è un’esperienza privata.

Nonostante ciò, i giapponesi girano spesso con piccoli talismani di stoffa detti “omamori” appesi alla borsa o allo zaino, senza fare mistero di essere un popolo molto superstizioso.

Quali sono le religioni in Giappone?

In Giappone esistono due religioni principali: il buddhismo, nato in India nel V secolo a.C. e arrivato in Giappone intorno al VI secolo attraverso la Cina e la Corea, e lo shintoismo, autoctono del Paese del Sol Levante. Tuttavia, nessuna delle due è considerata la religione ufficiale del Giappone, in quanto la costituzione garantisce la laicità dello Stato e la libertà di religione.

Secondo le statistiche del 2019, il 62% dei giapponesi si dichiara ateo, il 31% buddhista e il 3% shintoista. I cristiani e gli affiliati ad altri culti religiosi non superano, insieme, neanche il 2% della popolazione.

Da questo quadro sembra che lo shintoismo sia praticato da una percentuale bassissima della popolazione, tuttavia non è proprio così. Fino all’era Meiji (1868-1912), in Giappone il sincretismo shinto-buddhista (shinbutsu shūgō 神仏習合 o shinbutsu konkō 神仏混淆) era molto diffuso, e buddhismo e shintoismo venivano praticati contemporaneamente come le due facce di una stessa religione. Nell’era Meiji il governo ordinò la separazione dei due culti ed elevò lo shintoismo a religione di Stato per rafforzare nel popolo l’idea della natura divina dell’imperatore in quanto diretto discendente della dea Amaterasu.

Nonostante ciò, il sincretismo shinto-buddhista è sopravvissuto sino ai giorni nostri e la maggior parte dei giapponesi frequenta sia santuari shintoisti che templi buddhisti.

Sebbene confucianesimo e taoismo abbiano influenzato fortemente la filosofia del Paese, si è sempre teso a considerarle delle filosofie di pensiero, piuttosto che religioni vere e proprie. Tuttavia, si possono ritrovare numerosi elementi confuciani e taoisti sia nel buddhismo che nello shintoismo.

Complessi sacri nelle montagne a nord di Kyoto

Lo shintoismo

Lo shintoismo (shintō 神道, “via degli dèi”) è la religione politeista autoctona del Giappone. Fondata sul culto degli antenati e della natura, pare abbia origini antichissime (deriva direttamente dall’animismo).

La religione shintoista consiste nel culto di divinità chiamate kami (神). I kami sono numerosissimi, poiché, per lo shintoismo, anche gli animali, i fenomeni naturali, le piante e gli spiriti degli antenati sono divini.

Esistono anche kami che dominano su determinati elementi, proprio come avveniva per le divinità pagane in Occidente: Amaterasu, ad esempio, è la dea del sole, e Susanowo il dio dei venti e delle tempeste. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, i kami sono simboli della forza della natura: per questo anche le montagne come il Fuji e i fiumi sono considerati divinità.

Inoltre, secondo la religione shintoista, anche alcuni esseri umani possono diventare kami: fino alla fine della Seconda guerra mondiale, anche l’imperatore veniva considerato un kami. Ma questo non è l’unico esempio di divinità “umana”: anche il poeta e politico Sugawara no Michizane, vissuto intorno al IX secolo, dopo la morte è diventato Tenjin, ovvero il dio dello studio e delle arti.

Il santuario shintoista si chiama jinja (神社) e lo si riconosce per il suo portale tradizionale, il torii (鳥居), la cui funzione è quella di separare il mondo degli uomini da quello del sacro.

Le festività dello shintoismo si chiamano matsuri (祭り) e sono prevalentemente legate al cambiamento delle stagioni e ai periodi di semina e di raccolta del riso. Le offerte presentate agli dèi in queste occasioni consistono in riso, sakè, pesce, frutta e verdura, ma anche danze e spettacoli di teatro kagura e no. Ogni jinja celebra matsuri differenti a seconda delle divinità che si venerano al suo interno, ma ci sono alcune festività shintoiste celebrate in tutto il Paese.

Il matsuri più importante dello shintoismo è lo Shogatsu (shōgatsu 正月) o Capodanno giapponese, momento in cui ci si riunisce con tutta la famiglia per recarsi nei santuari a pregare dèi e antenati e ottenere la loro protezione per il nuovo anno. La visita ai jinja per la prima preghiera dell’anno si chiama Hatsumode (hatsumōde 初詣).

Un torii (portale sacro) sull’Oceano, penisola di Chiba

La mitologia shintoista in breve

Lo shintoismo non ha un testo sacro: per millenni è stato tramandato oralmente dai sacerdoti “kannushi” (神主) di generazione in generazione. Tuttavia, esistono dei libri molto antichi che parlano di mitologia shintoista.

Uno di questi, ad esempio, è il Kojiki (古事記, “Cronache di antichi eventi”), che narra la creazione dell’universo e la nascita delle prime divinità del pantheon shintoista. L’episodio più famoso è la leggenda del “Kuniumi” (国産み, “parto della Nazione”), secondo la quale una coppia di dèi, Izanagi e Izanami, discese dal cielo per accoppiarsi e dare alla luce le isole del Giappone, i mari, i fiumi e una serie di divinità minori.

Nello stesso libro viene narrata la storia del litigio fra la dea del Sole, Amaterasu, e suo fratello Susanowo, dio dei venti. Secondo la storia, Susanowo mancò di rispetto alla sorella che, indispettita, si nascose dentro una grotta facendo piombare il mondo nell’oscurità più totale. Amaterasu uscì allo scoperto solo quando udì gli altri dèi sbellicarsi dalle risate davanti alla danza indecente di Ama no Uzume. In seguito, il Kojiki narra anche di come Amaterasu avrebbe dato i natali alla stirpe imperiale del Giappone.

Ovviamente, questa non è che una minima parte della mitologia shintoista: questa religione presenta un pantheon vastissimo e nel corso dei secoli ha accolto anche divinità cinesi e indiane.

Il Grande Buddha di Kamakura

Il buddhismo

Il buddhismo è una delle religioni più antiche al mondo. Nato in India tra il V e VI secolo a.C. dall’asceta Siddhārtha Gautama, si è poi diffuso in Cina e nella Penisola Coreana e, solo intorno al VI secolo, è approdato in Giappone.

La dottrina buddhista si fonda sulle cosiddette “Quattro grandi verità”: la verità del dolore, dell’origine del dolore, della cessazione del dolore e della via che porta alla cessazione del dolore. Queste verità si possono riassumere nell’affermazione che la vita dell’essere umano è intrisa di dolore e l’unico modo per liberarsi della sofferenza (raggiungendo il Nirvana) è abbandonare tutti i desideri terreni.

La religione e la filosofia buddhista trovarono terreno fertile in Giappone a partire dall’epoca Asuka (592-710), ma rimasero appannaggio della nobiltà fino all’epoca Kamakura (1185-1333): in questo periodo, infatti, il Giappone venne sconvolto da sanguinarie lotte civili tra clan samurai. Le battaglie finirono con il radere al suolo molti campi e villaggi, uccidendo migliaia di contadini innocenti.

I ceti più umili della popolazione iniziarono a sentire l’esigenza di affidarsi alla religione, e fu così che nacquero delle nuove sette buddhiste (Jodoshu e Jodoshinshu, le più seguite ancora oggi) con una dottrina semplificata appositamente per rendere il buddhismo accessibile anche ai contadini.

Il “giardino secco” (karesansui) del tempio Ryōanji, Kyoto

Il buddhismo zen in breve

Lo zen è un filone del buddhismo la cui filosofia si ricollega in parte al taoismo. La pratica zen mira al raggiungimento dell’illuminazione attraverso un tipo di meditazione detto “zazen” (座禅) e il tentativo di risoluzione di alcuni indovinelli filosofici chiamati “koan” (公案).

Il buddhismo zen è arrivato in Giappone dalla Cina e ha avuto un grande impatto sulla cultura nipponica. Insieme alla dottrina, infatti, sono stati introdotti nel Paese tanti altri elementi, come il tè e la pittura a inchiostro monocolore (suibokuga 水墨画), a cui lo zen si è inestricabilmente legato.

Obon, la festa giapponese dei defunti

Intorno al 15 agosto, in Giappone, si festeggia la ricorrenza di Obon. Durante questi giorni, i giapponesi credono che i loro cari defunti tornino temporaneamente dall’oltretomba per fare visita alla famiglia. Per questo motivo, le aziende chiudono per dare modo agli impiegati di tornare nel luogo d’origine e fare visita alle tombe degli antenati.

Al contrario di quanto si possa pensare, Obon non è una ricorrenza triste, ma una festa in cui tutti i membri della famiglia, inclusi i cari che non ci sono più, si ritrovano insieme per condividere del tempo. Lo dimostra il fatto che in questo periodo, in tutto il Paese si organizzano delle danze di gruppo dette “bon odori” (盆踊り) per allietare gli spiriti in visita.

Cattolicesimo in Giappone

Il cattolicesimo è entrato per la prima volta in Giappone nel XVI secolo per opera dei missionari gesuiti. Inizialmente fu accolto con indulgenza dai signori feudali, che videro in questo scambio una buona opportunità di commercio. Tuttavia, con l’ascesa al potere dei Tokugawa, i missionari furono scacciati dal Paese e il cristianesimo venne bandito. Iniziarono così delle persecuzioni durissime nei confronti dei giapponesi cattolici, e i pochi che sopravvissero furono costretti a praticare il cristianesimo in segreto.

Oggi in Giappone vige la libertà di culto: nonostante ciò, i cristiani non sono che una piccola minoranza frazionata in cattolici e protestanti. I cristiani sopravvissuti alle persecuzioni, nei secoli, hanno finito col modificare il culto in un ibrido religioso di cristianesimo, shintoismo e buddhismo e non sono riconosciuti dalla Chiesa.

Le nuove sette religiose giapponesi

Con la libertà di culto, il Giappone concede anche la libertà di fondare nuove sette religiose. Per questa ragione, dagli anni ’50 a oggi, sono nati una miriade di nuovi culti e sette religiose.

Un esempio di questa nuova “creatività religiosa” è la setta di Aum Shinrikyo, tristemente famosa per i suoi atti terroristici culminati con l’attentato alla metropolitana di Tokyo nel 1995.

Queste nuove sette hanno una struttura di base comune: il fondatore o la fondatrice sono venerati come dei guru; gli adepti si posizionano all’interno di una struttura a piramide; la religione in sé mischia elementi di buddhismo, religioni asiatiche, cristianesimo ed elementi di cultura pop.

Molte di queste sette sono innocue; altre, tuttavia, tendono a soggiogare economicamente e psicologicamente gli adepti. Per questo occorre prestare molta attenzione per evitare di venire adescati da qualche fanatico e cacciarsi nei guai.

La mia panoramica finisce qui. Spero di averti chiarito le idee con questo pochi paragrafi, ma se vuoi saperne di più, nella nostra Guida Giappone troverai articoli più dettagliati su buddhismo, shintoismo e festival matsuri.

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