Un ciliegio fiorito in primo piano con un giocatore di baseball sfocato sullo sfondo

Lo sport in Giappone: dal baseball alle arti marziali

Se parliamo di sport in Giappone, i patiti di arti marziali penseranno probabilmente a lottatori di sumo, mosse di judo e tornei di kendo.

Agli appassionati di anime, invece, verranno in mente i tornei studenteschi di calcio o baseball che si vedono nei cartoni e che inspiegabilmente (almeno per noi) erano sempre seguiti da tanti tifosi e televisioni.

Il Giappone ha sviluppato con successo queste due manifestazioni dello sport. Imbevendo le discipline occidentali di spirito giapponese e le arti marziali di elementi sportivi, è riuscito ad assimilare le prime e a diffondere le seconde in tutto il mondo.

Lo sport a scuola

In Giappone, lo sport è importantissimo soprattutto a livello scolastico. Anche se nelle città lo spazio scarseggia, le scuole sono spesso dotate di campi sportivi all’aperto. Oltre a seguire le lezioni di educazione fisica, molti studenti si iscrivono a un club sportivo, si allenano dopo le lezioni e partecipano a tornei interscolastici.

Gruppo di bambini con cappellini bianchi e pantaloncini azzurri che fanno ginnastica
Un undokai, o festival dello sport, in una scuola elementare

Gli sport occidentali

l baseball, il calcio e molti altri sport occidentali vennero introdotti in Giappone all’inizio dell’epoca Meiji, tra fine Ottocento e inizio Novecento, quando il Paese riaprì le frontiere dopo oltre due secoli di isolamento.

All’inizio la  pratica sportiva a scuola venne guardata con sospetto. Era inconcepibile che si insegnasse un’attività finalizzata al divertimento, che rischiava di allontanare i ragazzi dallo studio e di traviarli. 

Il modo per “sdoganare” gli sport fu quindi porre l’accento sulla serietà e vederli come un modo per temprare lo spirito e il corpo degli studenti. Le discipline sportive, insomma, vennero infuse dell’ideologia militaresca del bushidō (il codice dei samurai).

Anche nei confronti degli sport, quindi, il Giappone si servì dello stesso approccio che aveva usato per assimilare le altre discipline importate dall’Occidente in quegli anni: “Spirito giapponese e sapere occidentale”.

Nel dopoguerra, con il ritorno alla pace, gli sport giovanili continuarono a essere visti come strumenti di formazione del carattere, e si pose l’accento sul senso di sacrificio e sullo spirito combattivo.

L’idea del sacrificio divenne così importante che, per molti allenatori, la sofferenza diventò  una componente imprescindibile della pratica sportiva. Soffrire, dicevano, tempra lo spirito degli atleti, ed è quindi necessario. È lo stile che traspare ancora in alcuni anime e manga sportivi di vecchia data (qualcuno si ricorderà di Mimì e dei suoi allenamenti con le catene ai polsi).

Il baseball

IIl baseball, o yakyū, è lo sport più seguito e anche uno dei più praticati.

Il campionato giapponese è diviso in due sezioni, la Central League e la Pacific League, da sei squadre ciascuna.

Anche se il baseball in Giappone gode della stessa popolarità del calcio in Italia, assistere a una partita è un’esperienza completamente diversa. L’atmosfera è molto più festosa e amichevole, ed è un’attività che si può tranquillamente fare con i bambini.

Un capitolo a parte merita il baseball delle superiori, con due seguitissimi tornei nazionali che culminano nella finale allo stadio Hanshin Kōshien di Nishinomiya, vicino a Osaka. Il baseball studentesco ha un seguito paragonabile (se non superiore) a quello professionale, con tanto di dirette TV e articoli sui giornali, e sta particolarmente a cuore ai giapponesi. È una celebrazione della giovinezza e dello spirito combattivo, e un momento in cui tutto il Paese partecipa alle gioie e alle delusioni degli studenti in campo.

Insomma, gli stadi pieni di gente per le partite dei liceali non erano un’esagerazione dei cartoni!

La facciata del Koshien ricoperta di edera
Il Koshien, il mitico stadio dei tornei studenteschi di baseball

Il calcio

Holly e Benji rincorrevano palloni già negli anni Ottanta, ma la Japan Professional Football League, cioè la prima lega professionale di calcio del Paese, è nata solo nel 1992. Sei anni dopo, il Giappone ha partecipato per la prima volta ai mondiali in Francia e nel 2002 ha ospitato la Coppa del Mondo insieme alla Corea del Sud. Questi eventi storici hanno dato una grande iniezione di popolarità al calcio, che oggi è il secondo sport più praticato del Paese.

Il golf

In Giappone l’andamento del golf ha seguito quello dell’economia nazionale.

Durante la “bolla economica”, fino all’inizio degli anni Novanta, i campi da golf erano il posto in cui si creavano relazioni d’affari. Socializzare e stabilire rapporti a lungo termine è molto importante per le aziende giapponesi: prima di parlare di affari bisogna coltivare il rapporto con i clienti, e i campi da golf erano diventati i luoghi predisposti a questo scopo.

Con l’esplosione della bolla e il declino economico, anche il golf ha gradualmente perso mordente, ma resta comunque uno sport relativamente diffuso.

Le arti marziali

Come dice il nome, le arti marziali sono nate come discipline di addestramento militare e venivano usate in guerra per abbattere il nemico. I samurai dovevano essere bravi a combattere sia con le armi che a mani nude, quindi esistevano tecniche a corpo libero e altre con spade, archi e lance. Queste discipline, che ora si chiamano koryū bujutsu  (tecniche militari antiche) o kobudō (arti marziali antiche) hanno, in alcuni casi, dato origine alle arti marziali moderne (gendai budō oppure bugei). Ad esempio la tecnica di combattimento con la spada, kenjutsu, ha dato origine al kendo (che oggi si pratica con un’armatura leggera e una spada di bambù).

Sotto l’influenza degli sport introdotti a fine Ottocento, le arti marziali vennero modificate e modernizzate, eliminando gli aspetti più “marziali” e proponendole come strumenti per fortificare il corpo, la mente e lo spirito. Vennero inoltre considerate manifestazioni del bushidō, la “via del samurai”, che proprio in quegli anni veniva codificato e promosso come la vera anima dell’impero giapponese.

Nello stesso periodo, il kendo e il judo divennero discipline obbligatorie nelle scuole: servivano per forgiare i moderni “samurai” nell’ottica nazionalista e militarista dell’epoca.

Anche per questo, subito dopo la seconda guerra mondiale le arti marziali vennero ritenute strumenti di propaganda bellica e vietate dalle forze di occupazione alleate. Per farle sopravvivere si diede risalto all’aspetto sportivo. Il kendo, ad esempio, venne sostituito dallo shinaikyōgi. Dalla “via della spada” (il significato di “kendō”) si passò così al “match con spade di bambù” (traduzione letterale di shinaikyōgi): già dal nome è chiara l’enfasi sulla componente sportiva e l’allontanamento dall’aspetto marziale. Anche se ufficialmente il kendo venne nuovamente autorizzato dopo pochi anni, lo spirito sportivo e più democratico (che prevedeva la partecipazione delle donne) aveva ormai attecchito, con grande sdegno dei maestri più anziani.

Oggi, oltre al kendo, le arti marziali solitamente incluse nei curriculum scolastici sono il judo e il sumo.

Tra gli adulti il kendo è uno degli sport più popolari, con oltre un milione e mezzo di praticanti.

La trasformazione del judo in sport, invece, è stata coronata dall’ammissione ai Giochi Olimpici a partire dall’edizione di Tokyo del 1964.

Due kendoka con la spada di bambù e la maschera
Due praticanti di kendo (kendoka) si allenano

Radio taisō, la ginnastica via radio

Anche se non è un vero e proprio sport, la ginnastica via radio è comunque uno degli approcci giapponesi all’attività fisica ed è un fenomeno così diffuso e interessante che persino Il Post le ha dedicato un articolo.

L’edizione principale viene trasmessa sulla radio nazionale ogni mattina alle 6:30, ma ce ne sono altre alle 8:40, alle 12 e alle 15. Ne esiste anche una versione televisiva.

Nata nel 1928 su imitazione di un’iniziativa statunitense, anche questa ginnastica venne ritenuta troppo militarista e vietata dalle forze di occupazione nel dopoguerra. Riprese nel 1952 in una forma riveduta che è uguale a quella odierna e che tanti giapponesi conoscono quasi a memoria. Molte scuole elementari incoraggiano i bambini a praticarla durante le vacanze estive per fare movimento e non perdere l’abitudine ad alzarsi presto. Questa ginnastica è così nota che viene anche usata come riscaldamento a scuola e in alcuni cantieri, ma è anche raccomandata come modo per promuovere benessere e spirito di gruppo nelle aziende. In alcuni parchi cittadini la gente si riunisce per allenarsi insieme, ma molti la praticano semplicemente da soli a casa. Dai bambini agli anziani, la ginnastica via radio è un fenomeno che abbraccia davvero tutte le generazioni.

Un'anziana giapponese di spalle fa ginnastica in casa
La ginnastica via radio coinvolge tutte le generazioni

In Giappone non è difficile assistere ad allenamenti di kendo o partite di baseball, o magari scorgere lavoratori che provano lo swing con la mazza da golf davanti a casa.

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